Recensioni

L’opera di Emilio Vitali ci offre il limpido esempio di una spontanea consonanza con i valori che sono alla base della tradizione pittorica lombarda. L’artista raccoglie la sfida a lui rivolta dalla natura e stabilisce, quindi, un produttivo confronto con la realtà dei luoghi, dei volti, degli oggetti; che si pone a fronte del proprio lavoro senza sacrificare ai dati formali la ricchezza di una maturazione umana profonda, sviluppatasi attraverso un operosità non chiassosa; che, senza ambiguità o “scorciatoie”, fa manifesta la sua passione, morale ancora prima che estetica, per ciò che è bello: ecco le linee portanti di quella sorta di “milanesità” artistica al cui richiamo difficilmente può sottrarsi chi assapori le equilibrate atmosfere dei paesaggi o dei ritratti del Vitali. Ma è una “milanesità”, si capisce, fondata su ragioni che non si esauriscono nel puro dato biografico, e alimentata da uno spirito che niente ha di campanilistico, di provinciale: l’attività e gli interessi pittorici del Vitali, nato e vissuto a Milano, formatosi alla scuola del Repetti e dell’Alciati, si sono rivolti ben oltre ambiti locali. Basta porre attenzione ai suoi paesaggi (Venezia e la laguna, soprattutto), all’aristocratica idealizzazione di molti suoi ritratti: l’esperienza pittore ci si propone come insostituibile strumento di una ricerca che coinvolge sempre più in profondità chi ne è partecipe.
Pietro Florio

Emilio Vitali ha esposto alla Galleria Comanducci oltre ad un numero di quei suoi ritratti che troviamo sempre freschi, una bella serie di paesaggi ripresi specialmente nella Laguna veneta, accompagnati da qualche altro tema che gli consente di mostrare una pittura luminosa come è il tavolino “Omaggio a Monet”. Nei paesaggi di Torcello e di Burano, non c’è il chiarismo dei pittori buranelli, ma una costruzione sostenuta, robusta e nutrita che dona consistenza al paesaggio in certe ore del giorno, come si vede ad esempio nei due Torcello, nel “Canneto sul lago” e nelle “Case di Burano”.
Dino Villani

Alla Galleria Rotta, Emilio Vitali ha riconfermato le peculiari doti di limpida espressività, di profonda sensibilità che lo hanno reso, in tanti anni di operosa attività, uno tra i più significativi pittori figurativi contemporanei. Emilio Vitali è un pittore che eccelle nel ritratto fedele alla tradizione lombarda (ebbe a maestro l’Alciati) denota una particolare sensibilità coloristica che deriva dalle nostalgiche espansive note, cui èintonato l’ambiente. Dinnanzi ai soggetti l’artista manifesta la sua emotiva percezione: con analisi introspettiva, dopo aver reso con spontanea immediatezza gli aspetti esteriori, in pieno rispetto della forma, con felice verosimiglianza riesce a determinare il carattere, il temperamento e lo stato d’animo stesso dei suoi soggetti, con sicuro tocco, con “chiarezza assoluta”.
Il colore nei paesaggi talora vivace e brioso, tende ad espandersi in vaporose gamme tonali, limitate dalla istintiva contenutezza del pittore che si attiene alle veridicità ambientali, la sua poetica interpretativa tende a sintetizzare con fervoroso intuito, gli ideali, ampi respiri della riposante natura, ponendo in evidenza la misticità di un misterioso linguaggio che invita alla contemplazione, al raccoglimento.
Il suo mondo si manifesta in un richiamo effusivo, cordiale, che tende all’elevazione dello spirito, alle pure affettività del cuore, lungi da ogni frastuono, dalle ricorrenti preoccupazioni di una vita affannosa e tormentata. La nobile missione cui è volta l’arte pittorica di questo producente interprete, appare nella sua vivida luce, liricamente compiuta, con coscienza, con intelligenza, con sincero amore.
Giacomo Mignone

Il milanese Emilio Vitali comunica con la natura. É questo l’ideale che gli empie il cuore, che traspare ogni momento senz’esserne mai il riflesso fuggitivo. In esso ha lasciato il meglio di sè stesso;sono i colori della terra, degli alberi, delle case, colori caldi profondamente antichi, lavorati con amore con sentimento e comprensione. Solo così è lecito passare lunghi momenti a guardare i suoi dipinti, le vecchie barche da pesca, la natura morta con pesci, i casolari ed i viottoli di campagna, gli scogli ed i campanili e scoprire ad ogni istante bellezze sconosciute e meravigliose nell’immobilità contemplativa.
L’artista si propone lo scatto dei segni, ne coglie le eleganze che gli interessano e le fissa in perfetto equilibrio perchè ha il giusto dell’impaginazione dei grandi giochi di luci sull’acqua, e sui prati e sul cielo. La sua avventura pittorica si completa negli eccellenti ritratti; in essi parlano gli occhi, le mani, le linee dei corpi che cancellano i dettagli inutili; certamente, questo, il travaglio dell’artista, il prodotto operativo che soddisfa tutte le più intime esigenze.
Antonio Oberti

Una partenza la sua che più lombarda di così non poteva essere, trovandovisi addirittura ascendenze scapigliate. D’altronde un’eco delle estreme manifestazioni romantiche rimase in lui, ad esempio nella predilezione per il ritratto, che tuttavia addusse a grande nobiltà, placando gli eccessi psicologici e le forzature della caratterizzazione in un armoniosoequilibrio che nulla toglie alla forza interiore del soggetto e molto aggiunge al sereno impianto della composizione.
Ma questo è anche il frutto di quarantatrè anni di carriera, quanti ci separano dalle sue prime apparizioni in mostre accreditate: un periodo de tempo durante il quale le esperienze si assommano e la radice lombarda dell’artista, mai smentita, si arricchì d’innumerevoli contributi. Se dapprima fu la figura ad interessarlo in maniera pressochè esclusiva, onde all’inevitabile consonanza con le esigenze compositive novecentesche, di classico impianto, si associava però una ricerca tonale più sottile ed emotiva che filtrava larghe eredità postimpressionistiche, a partire dal dopoguerra la sua attenzione fu ugualmente assorbita dal paesaggio. E qui il pittore rivelò una compiutissima maturazione poichè, restando fedele alla nitidezza di una visione limpida e schietta, cercò di penetrare a fondo l’esatta atmosfera dei luoghi prescelti, riuscendovi mirabilmente, sia si trattasse di Venezia, di Milano, del Lago di Como, di Firenze, della Liguria o della Francia.
Se dunque, l’artista s’innesta su di un ceppo schiettamente lombardo, non è a dire ch’egli conservi soltanto un impronta regionale. Effettivamente la sua personalità è tale per cui i molteplici riferimenti vengono a comporsi in una visione che non è assimilabile ad alcuna tendenza, ferma restando la sua totale adesione ad un fatto liricamente figurativo. Erano stati esordi assai precoci e brillanti. La ripresa fu condizionata dal superamento di situazioni psicologiche ben comprensibili in uno spirito dotato di tanta sensibilità. Tuttavia alcuni anni di lavoro silenzioso ed oscuro, nei tempi foschi della guerra, gli permisero di maturare le proprie esperienze in profondità, per cui il suo ritorno coincise con una continua ascesa verso quelle mete cui già abbiamo accennato.
Va sottolineata l’aderenza di Vitali anche al mondo della musica; un’inclinazione, codesta, che non si è limitata ad una frequentazione di ambienti qualificati, ma che si è tradotta in opere insigni, che hanno celebrato personaggi di grande spicco nel teatro musicale: Gianna Pedersini (soprano), Carlo Galeffi baritono al museo della scala, Giacinto Prandelli (tenore) Franco Corelli (tenore), Franca Duval (sosprano), Nicola Ghiaurov (basso), Renata Tebaldi (soprano), Studio per ritratto di Renata Tebaldi Museo di Milano, Cesare Siepi (basso).
Insomma, con Emilio Vitali il discorso va sempre riportato a quei valori che per secoli rimasero strettamente connessi col fatto pittorico, considerato nel suo contenuto umano e spirituale, oltre che formale. L’artista che si sa ospitare con la magica finzione dell’arte sua – nel verde ombroso del suo giardino o all’accogliente villa neoclassica sul lago. Compie ancora una volta il miracolo di riscattarci dalle note della vita quotidiana per offrirci l’occasione di una parentesi di gioia e di serenità. Infatti per il nostro pittore l’arte costituisce un impegno ch’è anche strumento di edificazione spirituale e quindi di conquista dei più elevati valori della vita: lo si avverte quando si osservi con qual cura egli selezioni gli elementi compositivi, come ravvisi il taglio di un paesaggio. Come disponga i suoi personaggi sul semplice ma intenso sfondo d’un cielo evocato dalla memoria.
La qualità del colore è tale da implicare sia il fremito della natura, sia quello di un’epidermide dorata e calda. V’è sempre in lui l’attenzione a far si che il tono corrisponda esattamente al clima emotivo del quadro: perciò in un paesaggio egli tien conto di tutti quei fattori che possano incidere sulla sensibilità di chi ne trae un pretesto di godimento, in un fiore lascia espandere quella naturale musicalità che promana dal colore. Chi si è mantenuto fedele ad un tale concetto dell’arte non può mai porre la parola fine alla propria opera: ogni tela è la premessa ad un ulteriore affinamento del linguaggio, ad una più sottile decantazione dello stile. Ed è proprio attraverso codesto incessante tormento che l’artista trova la via per il raggiungimento dei propri ideali.
Mario Monteverdi

Per parlare di lui bisogna scindere il “ritrattista” dal “paesaggista” perchè nel campo difficilissimo del ritratto ci si trova di fronte ad un finissimo ricercatore della verità, ad un cesellatore, diremmo; mentre nel paesaggio l’artista lascia libere le briglie alla sua fantasia, e pur restando nel capo del reale, dà alla natura un’interpretazione tutta personale ed improntata a toni cromatici che assumono una dimensione nuova, un’interpretazione dinamica. Siamo di fronte ad un artista vero e completo, un artista che con il suo pennello parla un linguaggio comprensibile e melodioso.
Ambrogio Buffa

Emilio Vitali si dedica con trasporto al paesaggio e con risultati lusinghieri. Qualche volta conduce l’opera con l’attenzione che pone nel risolvere un ritratto: spesso dipinge piu largo e con una pennellata immediata e precisa che contribuisce a rendere arioso il paesaggio e dinamica la costruzione delle cose. É una pittura spesso nutrita nella quale non mancano opere coraggiose come “Lungarno di Firenze”.
Dino Villani

La pittura di Vitali si ispira alla natura e cerca nella figura umana, come in tutto ciò che ci circonda i suoi motivi. Osservando attentamente l’aspetto fisico delle cose, ma non per questo orientandosi verso il verismo, verso l’oggettività fotografica. Piuttosto dà una equilibrata interpretazione della realtà guidato in ciò da una spontanea adesione alla tradizione. Intonato, composto egli ama affrontare le difficoltà che i suoi temi gli propongono come si puo constatare da alcuni dipinti esposti, in cui sono impostati ardui problemi pittorici, segno questo di un lodevolissimo impegno.
Mario Lepore

L’arte pittorica di Emilio Vitali si manifesta nei ritratti, nei soggetti floreali, nelle nature morte: la sensibilità artistica si rivela nell’accurata ricerca di espressioni cromatiche, nei paesaggi. Il personale tocco rifulge nell’espressione di taluni tratti di paesaggi; ivi l’artista ritrova tutto se stesso nel lirico incontro con la natura che sogna. Emilio Vitali denota elevata capacità e competenza nel ritratto. Ivi coglie con incisivi tocchi le espressioni con tale compenetrazione per cui si pensa di riuscire a comprendere, oltre le doti essenziali, il carattere stesso degli oggetti. Anche nei fiori il pittore è riuscito ad ottenere l’isolamento delle parti essenziali dal mondo aereo che lo circonda. A questo valente artista è riservato ancora un ulteriore successo derivante dalla sensibilità, dal gusto e dalla contenutezza della sua personale maniera di esprimersi.
Giacomo Mignone

Alla galleria Gian Ferrari espone Emilio Vitali. La diligenza e l’attenzione nell’interpretare le somiglianze nei suoi ritratti non gli fa trascurare una ricerca pittorica che spesso ha soluzioni accorte e spesso l’attenzione con cui ha guardato il suo modello è premiata con il raggiungimento di un’assomiglianza che supera quella del contingente momento della posa. Le belle donne sono clienti esigenti, ma Vitali riesce senza che esse se ne accorgano a non accontentarle in tutti i loro capricci pur di non tradire alcuni canoni della pittura di buona tradizione. Oltre che come ritrattista il pittore ha voluto farsi conoscere come paesaggista ed ha scelto il piu bello dei paesaggi della piu bella delle città: Venezia.
Orio Vergani

Alla Galleria Pesaro espone il giovanissimo Emilio Vitali: si può dire che la sua carriera artistica dati dal 1929. Ho la convinzione che ancora molto si possa attendere da lui, perchè non si adagia in formule raggiunte ed ha viva coscienza che l’arte è travaglio e continuo divenire. Egli sa che in un ritratto non basta rendere la morbidezza dei velluti ed il fruscio delle sete, dare sostanza ai toni delle carni e solidità alla imagine ma che in esso interessa la vita interiore, quella che suol dirsi “la luce dell’anima”. Egli ricerca la sinfonia del colore ed ha una sicura volontà di realizzare il vero, la gioia tattile della bella materia.
Paolo D’Ancona